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The Witcher 2 – lunga vita ai Re!

The Witcher 2C’è quel gusto un po’ “boheme” e un po’ inizio secolo scorso nelle ambientazioni, nei dialoghi e nella drammaturgia dietro a Geralt, il cacciatore di mostri, il Witcher che chiunque conosce, che molti vorrebbero evitare di incontrare, ma che bazzica i piani alti della società, vicno a regnanti potenti, a oscuri maghi di corte, e a femmine che nascondono quasi sempre ben più di un’intimità. La visione che i CDProjekt hanno raffigurato è un quadro ricco di dettagli, coloratissimo e dai toni tutt’altro che sfumati. Se vogliamo, c’è molta dell’Europa che conosciamo in questa raffigurazione un po’ barocca e insieme un po’ art nouveau, basata su una narrazione impregnata di realismo, di personaggi ricchissimi, letti in diagonale, senza l’ambiguità subdola e pedante di scuola giapponese, nè la ricerca affannata e prepotente del superuomo tutto rettitudine e sani principi di scuola americana. Un GdR che sta nel mezzo, non scevro da difetti ma encomiabile per la strabordante personalità.

L’articolazione di cambio di peso a seconda delle nostre scelte è parte centrale e determinante di tutto l’evolversi del gioco. E’ stata data talmente tanta importanza alla narrazione che potrei quasi dire che ne rappresenta un buon 70% di tutto l’impianto. The Witcher 2 ancor prima di essere un action-rpg è sicuramente un’ottima storia che vale la pena ascoltare.

Joypad alla mano, il gameplay mostra una sostanza piuttosto solida. Grazie a un sistema semplice ma efficacissimo di combo leggere e combo potenti per le armi bianche, e a uno spartano quanto efficiente sistema di casting di magie, le azioni combinate di incantesimi e stoccate renderanno molto fluidi e spettacolari i vari combattimenti; molto interessante notare che questa semplicità potrà accrescere in complessità nei risvolti tattici dati dal sapiente utilizzo dell’alchimia e dallo sviluppo ragionato e raffinato del vostro Geralt. Rendere il witcher reattivo e affine al vostro stile di gioco infatti rappresenta forse la parte più genuinamente giocoruolistica del titolo, ma anche tra le più importanti a determinare la qualità oggettiva del gioco poichè andrà ad influire pesantemente sul gameplay. La mia personale build verteva su un esperto spadaccino con proprietà magiche difensive (sempre sia lodato il segno Quen), boostato ove possibile di Vitalità e con qualche mutageno iniettato per migliorare stat sulla forza e sui bonus di combattimento. Una build che è stata la chiave di riuscita per la run in Dark Mode, il livello più alto che potrete giocare.

The Witcher 2 rappresenta, seppur con qualche magagna qua e là (come l’impossibile sistema di segnalazione degli obiettivi su mappa), il gioco di ruolo di scuola occidentale di riferimento. Se dovessimo immaginare una costellazione, un diagramma perfetto che unisca il meglio della produzione di genere mondiale, la creatura dei CDProjekt ne farebbe sicuramente parte; ai confini tra l’imponente maestosità di Skyrim, l’allucinante difficoltà di Dark Souls, la nuova frontiera narrativa dei giochi di ruolo. Siamo forse all’inizio di una nuova era?

Giochi da 100+ ore: sono o non sono una infinita perdita di tempo?

Si sa. Giocare è un duro mestiere, e lo scontro tra passione e realtà spesso è violento e lascia macchie di sangue dappertutto. Cosa costa dunque in termini di tempo quello che si passa nel tentativo di completare roba come Skyrim?

Ho recentemente sperimentato quanto difficile sia per una persona mediamente istruita, con una famiglia mediamente da mantenere, un lavoro mediamente da rispettare, con delle bollette mediamente da onorare e con delle attività extra-ludiche mediamente importanti a cui badare, portare avanti con impegno, convinzione e assoluta concetrazione giochi giganteschi come gli rpg di ultima generazione. Poichè alla fine tutto ciò che dovremmo sapere, tutto ciò di cui ci dovremmo beare durante lo svolgersi del gioco arriva dannatamente alla saturazione massima durante la 40ima ora (e sono larghissimo di maniche, in alcuni casi tale soglia è decisamente inferiore). Pur sapendo l’assoluto vittimismo auto provocato dal cacciatore di achievements moderno che è una delle, se non LA, spinte primarie a forzare ogni limite pur di avere sempre più obiettivi sbloccati segnati fieramente sulla gamertag. E per sfondare i muri delle 80+ ore.

videogiochi tempo dalìUna crisi da medioman assai allarmante. O la vecchiaia sta attanagliandomi in inversa direzione: nel mio credo, chimiamolo Hardgamer’s Creed I, supponevo che con l’età avrei abbandonato dosi iper massicce di ipercineticismo e di abilità motorie digitali (nel senso delle dita) per concedermi un più “lento” approccio al videogame, fatto di RPG sontuosamente noiosi, il cui dialogo e le parti narrate avrebbero occupato per la maggior parte il mio tempo ludico, relegando ad un semplice pigiamento casuale di bottoni tutta la parte action. Ma come una preview scandalosamente sbagliata, la fase Hardgamer’s Creed II si sta rivelando tutt’altro che così: poichè non avevo considerato il fottuto tempo che manca sempre e che serve in maniera incisiva per poter affrontare roba come il già citato capitolo degli Elder Scrolls, o un qualsiasi Final Fantasy. Dunque ancora action per me, senz’ombra di dubbio.

E come Ubisoft insegna, non c’è il due senza il tre, passando da infiniti decimali tra il 2,01 e il 2,99. La fase Hardgamer’s Creed III si avvicina: giocare dunque è di per sè una perdita di tempo oppure è solo una semplice questione di gusti? Siamo davvero convinti di superare le 100 ore di gioco e ANCORA divertirci come dei pazzi? Troppe domande, lo so, ma mi sto accingendo a riprendere Mass Effect, ho bisogno di motivazioni e motivatori convinti…

Dunque in culo alle fasi, poichè non esistono! La realtà da videogiocatore è piatta e i gusti raramente cambiano, se non in casi eclatanti e straordinari. Ecco perchè continuo a stare lì, in quello stadio in cui sopporto determinati giochi e mi diverto realmente in altri. Tutto il credo è simbolico: per amore della gloria, per un sano cameratismo che ci spinge a giocare roba che giocano gli amici, ci si rompe i maroni facilmente e con piacere; per onorare se stessi, per stordirsi quotidianamente nel tentativo di divertirsi e di godere pienamente dell’azione ludica e dell’età videoludica, che a quanto pare non esiste forse. Hardgamer’s Creed, segnatevelo gente…